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Il bimbo e gli alieni: e trasloco fu

Il quotidiano di troppi bambini in Rd Congo

Ho otto anni, orfano da tre e sono nato, come dicono qui, nel buco del culo del mondo, in mezzo al continente africano. Sento in me tanta voglia di vivere e mi dicono che ho sempre avuto tanta fantasia, qualcuno mi dice che forse è un po’ troppa, perché io … credo agli alieni!
Se mi regalate 5 minuti del vostro tempo, vi spiego come è andata.
Passy, la signora che ci ha preso con lei, la domenica ci porta in chiesa, dove un prete elegante e paffuto ci dice di pregare gli angeli che stanno in cielo. Io ormai agli angeli ho smesso di crederci: da quando sono morti mamma e papà li ho pregati ancora di più, ma ho continuato ad avere fame, a dormire a terra tremando di freddo la notte, a fare i bisogni dietro gli alberi, a giocare i fili d’erba e col nulla. Ho solo una maglietta sporca e un pantaloncino stracciato, le ciabatte si sono consumate da anni, la scuola che tanto mi piaceva costa e non ci posso andare, mi manca perché era un bel posto e imparavo tanto e in fretta. Ogni notte guardo le stelle e cerco di vedere mamma, mi sento piccolo e solo, lo stomaco ringhia e io allora mi concentro più forte, guardo le stelle, parlo con mamma, papà, gli angeli e persino dio: ci parlo, piango ma non accade niente, ho sempre più fame e il prete predica e ingrassa.

Poi un giorno, ero al pozzo, le ho viste passare, queste strane creature: Passy e li altri bambini li chiamano mzungu, che nella nostra lingua significa uomo bianco, o meglio, tutti quelli che non sono neri. Fanno un po’ paura: i nonni dei nonni raccontano di un re mzungu che tagliava le mani ai bambini se non portavano a fine giornata abbastanza diamanti e oro… e poi, sì insomma, sono strani. E perciò che penso siano

Salutare i mzungu in jeep, una cosa da raccontare agli amici…

alieni. Nessuno di loro cammina, forse non hanno le gambe, passano veloci dentro le jeep guidate dai rangers neri, bellissimi nelle loro uniformi verdi del Parco del Virunga. Hanno i capelli d’oro, vestiti tutti puliti, alcuni sono grossi come 10 africani, qualche volta qualcuno sporge una mano bianca dal finestrino (le mani, almeno una, ce le hanno) per fare un saluto, qualcuno ti punta una scatola nera contro e poi la ritrae… pare facciano così anche con i gorilla, i nostri gorilla sacri di montagna, quelli che a me fanno tanta paura, ma a loro evidentemente piacciono, perché li vanno a trovare e ho sentito che pagano tanti soldi per questo, soldi che io ci comprerei tanto cibo per me e tutti i miei amici, li vanno a cercare nella foresta e li puntano contro queste scatole nere e non li uccidono. Sì, devono essere alieni, perché non somigliano agli angeli di cui parla il prete e poi sì sono alieni perché se fossero umani, anche se mzungu, si interesserebbero a noi, che li salutiamo gridando ogni volta che passano, più che ai gorilla… i bambini sono più belli dei gorilla, così la penso io.

Rangers del parco del Virunga

E poi i rangers fecero scendere alcuni di loro…

Un giorno, non lo dimenticherò mai, una jeep dei rangers si è fermata di fronte alla nostra baracca. I rangers hanno fatto scendere tre di loro: avevano tutte le mammelle, avevano le gambe come noi ma non parlavano come noi. Una la chiamavano con un nome strano… Marlene… e lei parlava francese con Passy… Ci ha sorriso, e noi eravamo tutti timidi e impauriti, … E io non sapevo cosa dire, ma ho pensato: signor alieno, ti prego, portami via da qui, voglio vedere cosa c’è oltre il pozzo dell’acqua dove vado ogni giorno a riempire la mia tanica pesante, perché oltre non ci sono mai andato. Ma lei non mi ha risposto, mi ha sorriso, ha abbracciato Passy e e se ne è andata.

Ma poi, tempo dopo, è ritornata, con tanti doni… e ha messo a posto la nostra casa di legno, ci ha fatto una scatola di legno col buco in terra come bagno, ci ha comprato dei letti veri, e ha fatto mettere un pavimento duro al posto della lava. Abbiamo anche un’altra casa, siamo tanti e ci hanno diviso tra maschi e femmine. Ora abbiamo ripreso ad andare a scuola, mangiamo di più, dormiamo più comodi e nelle notti di freddo ci facciamo più stretti uno accanto agli altri e il pensiero di quell’alieno ci scalda il cuore.

Ogni tanto altri alieni passano davanti a noi, sulla strada che porta alla montagna dei gorilla, mai nessuno ci ha fatto vedere le gambe.

E poi ne è arrivato un altro.. con i capelli bianchi e lisci… la chiamavano Helen, e aveva un sorriso dolce e occhi chiarissimi. Anche lei ci ha lasciato dei doni e ho capito che sarebbe ritornata.

E poi, tempo dopo con Marlene è arrivato il più strano di tutti: era un alieno di nuovo tipo, non aveva i seni, nè i capelli, aveva un po’ di pancia e una barba quasi bianca che così non l’avevo mai vista, e non la smetteva di ridere, disegnare e ballare con noi… doveva essere un alieno bambino, anche se pareva vecchissimo con quei due vetri davanti agli occhi e la testa luccicante come la luna.

Presente e passato… e siamo solo all’inizio!

E lui è tornato con dei doni e poi è tornato ancora con altri alieni divertenti con dei nomi buffi: Cinzia, Daniela. Lee, Miriam. Anche Lee doveva essere un bambino, perchè l’ho visto piangere, assieme all’alieno barbuto, come due bambini, abbracciati l’un l’altro.
L’ultima volta che è andato via, l’alieno barbuto ci ha fatto una domanda: che sorpresa volete per la prossima volta che vengo? E noi abbiamo risposto in coro: una casa vera, con l’acqua, l’elettricità, le finestre. Lui ha nascosto le lacrime con un sorriso, ha promesso che sarebbe ritornato con la casa ed è andato via in silenzio.

 

Ma lui non è tornato… Passy dice perché la guerra qui è peggiorata e i mzungu hanno paura a tornare. Io so che gli alieni non ha paura, ma Passy dice che i rangers non lo lasceranno entrare in Congo ancora per un po’ finché la situazione sarà più sicura per lui. Io mi sono preoccupato, perché io e gli altri avevamo fiducia in lui. E mi sono rattristato un bel po’. Chissà se anche lui è triste.
Ma avevo fiducia… tra bambini, anche se uno è alieno, la parola si mantiene sempre.

25 agosto: serata di trasloco nella nuova casa!

E stasera è avvenuta una cosa bellissima… Siamo saliti tutti 65 su dei grandi camion, con i letti, i vestiti, i pastelli, il pallone, le pentole, i materassi e, siamo andati oltre la fontana, attraversando lenti tanti campi, tanti altri bambini, tanta gente che ci guardava incuriosita e … siamo arrivati davanti a una grandissima casa, con un tetto, i bagni e le finestre.

 

Il dormitorio femminile, il primo edificio dei 4 previsti de “Les Gazelles de Silvana – centro per l’infanzia e per la comunità” a Rumangabo, Nord Kivu, DR Congo (agosto 2018)

E’ bellissima, la cosa più bella che ho mai visto dopo il sorriso di mia mamma. Ho 8 anni ed ho appena capito due cose: mai smettere di sperare e … gli alieni mantengono sempre le promesse.

(P.s.: per chi non avesse capito, la sera del 25 agosto 2018, i nostri bambini sono stati trasferiti dalle baracche di Rugari, alla nuova casa di Rumangabo. Grazie a tutti per il vostro supporto, continuate a credere nei sogni)!

 

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