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Pascal e la casa vera: aggiornamenti dal Congo

Pochi giorni fa: il primo dormitorio riflesso nella finestra del secondo. Felicità!

E’ passato un mese  dalla nostra ultima missione dal Nord Kivu della RDCongo, il nostro paradiso-inferno. Eravamo in otto* e abbiamo scritto sulla pagina facebook, tenendo aggiornato chi ci segue. Ma oggi ci teniamo a farlo qui, è un giorno importante perchè oggi viene consegnato ai nostri bimbi il secondo edificio, il dormitorio maschile: ora siamo a un totale di 208 metri quadrati costruiti con alti standards, oltre un ettaro di terreno con spazi per giocare, orti e spazi per giocare, un muro di recinzione in pietra e cemento alto 2,8 metri, che corre lungo il confine della nostra proprietà. Ricorderete di certo che il terreno fu acquistato a ridosso del quartiere generale del Parco del Virunga a Rumanagabo: lì c’è una torretta di avvistamento che, dal quartiere generale, permette di controllare il nostro Centro “Les Gazelles de Silvana”.
E’ anche importante sottolineare che il Parco Nazionale del Virunga ha deciso di appoggiare ufficialmente la nostra iniziativa, fornendoci gratuitamente l’energia elettrica e l’acqua corrente. Questo è per noi un gran motivo di vanto, perché il Parco è l’istituzione più credibile in questa regione in cui lo Stato risulta praticamente assente e la popolazione subisce la costante minaccia dei gruppi armati ribelli che tentano di impossessarsi delle enormi ricchezze minerarie di questa parte di Congo: la guerra non è mai fatta a caso! Come potete vedere una mappa del conflitto sarebbe perfettamente sovrapponibile a quella delle risorse minerali.

Oro, diamanti, petrolio, coltan, cobalto, rame, uranio, carbone, rame, manganese, piombo, zinco: tutto concentrato nell’Est RDC (fonte: UN, 2000, da “Le Monde Diplomatique”.

E’ questo il motivo per cui, nei post di Facebook, abbiamo ultimamente posto l’accento sulla sicurezza: il Kivu, cioè l’EST Congo è in guerra, da venti anni ormai e nessuno ne parla. Noi pensiamo sia arrivato il momento di farlo, per dare voce alle vittime del conflitto (400mila l’anno) e per far capire che state compiendo un’impresa eccezionale: portare una speranza di pace nella più grande catastrofe umanitaria dalla seconda guerra mondiale (Rugari, il centro dove era situato il vecchio orfanotrofio fino ad agosto 2018, è stato in questi mesi più volte teatro di scontri e violenze).

Pascal, il bimbo di un mese che è arrivato una decina di giorni fa al nostro orfanotrofio – è il numero 73 attualmente – rappresenta questa speranza: la mamma è morta di parto, il papà non può curarsene, perchè qui la vita è dura ed essere il padre biologico non sempre coincide con il poter essere un buon padre.

Benvenuto Pascal!

Nel nostro viaggio abbiamo anche visitato, come prima tappa, la comunità della spettacolare isola di Idjwi, nel bel mezzo del Lago Kivu, sostenuta dall’associazione “Volunteers in Mission for Children Care” che già conosciamo da dieci anni (molto prima che nascesse la Fondazione, allorquando visitammo l’orfanotrofio The Tchukudu Kids home – TKH” a Goma). L’isola di Idjwi ha uno delle più basse speranze di vita al mondo, perché il governo se li è proprio dimenticati: sull’isola non ci sono ospedali, la terra è ormai esausta per l’eccessivo sfruttamento a causa della popolazione cresciuta in eccesso negli ultimi anni (chi lascia l’inferno di Goma, chi proviene da campi profughi), non ci sono servizi di collegamento con la terra ferma… Avevamo donato alcuni mesi fa 2.600 euro per la costruzione di un mega pollaio… ad attenderci sulla spiaggia c’erano oltre 200 bambini festanti … una roba da non credersi!

La nostra accoglienza a Idjwi (foto: Miguel Amortegui, www.miguelamortegui.com)

Abbiamo deciso di contribuire ad aiutare il nostro amico Kizungu (Helen Pope, membro del nostro Comitato Scientifico, lo supporta da sempre) a completare il pollaio e ad acquistare una barca a motore necessaria a portare le persone in ospedale, per fare acquisti sulla terraferma senza incorrere negli alti costi di trasporto. Così i progetti nella regione diventano quindi ufficialmente due!

Insomma, il nostro impegno nell’EST RDCongo continua, nonostante il conflitto non accenni a fermarsi, nonostante le Nazioni Unite continuino a sembrare impotenti rispetto ad esso e che le stesse ridurranno progressivamente la loro missione nell’aerea (la MONUSCO è la più grande missione al mondo). Ma noi saremo lì. Perché anche se siamo una goccia nell’oceano, l’oceano è fatto di gocce.
Dovremo ritornarci (come sempre a spese nostre!) entro un paio di mesi, per controllare che tutto vada bene, che i lavori siano stati fatti a regolare d’arte e a pianificare i nostri prossimi passi: la cucina e la mensa, l’infermeria, le aule.

E …  niente: volevamo ringraziarvi e ricordarvi che senza di voi niente di questo sarebbe stato possibile. Continuate a supportarci, seguirci, parlare di noi, tifare per noi: vi regaleremo tanti sorrisi come questi di alcune delle nostre bimbe, che posano felici (con i vestiti dei vostri figli), perchè ridere e giocare deve essere un diritto di ogni bambino, sempre e in ogni angolo del mondo.

* La delegazione dell’Aprile 2019 è stata composta da: Alberto Corbino e Helen Pope (Italia), Lee Simms (UK), Carlos Vazquez e Pedro Rodriguez (SP) e dal fotografo professionista Miguel Amortegui (UK), specializzato in fotografia partecipativa e il cui prezioso materiale servirà a realizzare mostre fotografiche, un libro e un documentario. Come sempre tutti i partecipanti hanno pagato di tasca propria tutte le spese di viaggio. Inoltre erano presenti Marlene Zahner della Fondazione Svizzera partner Dodobhati e Uli Halker della Fondation “La foret crée le futur”. I volontari europei hanno potuto così incontrarsi e discutere con gli operatori africani e con i tecnici del Progetto su questioni logistiche e organizzative.

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